Una sera d'estate (1963) - olio su tela - 50 x 40
IL GAZZETTINO
Galleria il Traghetto luglio 1960.
Alla galleria “Il Traghetto” espone il pittore Yvan Beltrame. La personale del Beltrame, per l’ambiente artistico veneziano, è un’occasione di più per parlare di questo giovane serio e schivo, che lavora senza curarsi troppo di quanto attorno gli succede. Questa sua mostra ci convince, e diciamo in breve il perché. Non che le sue opere abbiano raggiunto un punto conclusivo. ma, perché in queste vediamo il Beltrame abbandonare la sua abituale rigidezza, per portare le sue figure in una atmosfera nuova.
Notiamo infatti più libertà nel trattare le figure, che dialogano in solitari incontri, dentro ambientazioni di acceso e poetico colore fuso con sapienza. Dalle tele del Beltrame emana un soffio di intima poesia di delicato sapore. Anche se certe crudezze sono ancora evidenti, ciò non toglie che il Beltrame si dimostri, con questa sua personale, vivo e in continuo avanzare verso una completezza artistica frutto del suo serio e costante lavoro.
Il frutto proibito (1964) - olio su tela - 50 x 40
Cronache Venete, 26/04/1963
– INCONTRI: Yvan Beltrame .
Ama lavorare in solitudine e in purezza non lontano dagli altri artisti dai quali si sente distaccato. Lavora in solitudine nella Montmartre veneziana, nel centro artistico di S. Vio accanto agli “atelier” di molti suoi colleghi; non nelle soffitte dei sesti-settimi piani, ma nel piano terreno della fondamenta bellissima di S. Vio. Pochi entrano nel suo studio-abitazione letteralmente ingombro di tele dipinte, di tele bianche e di rotoli di carta.
Pur rimanendo lontano dalle diverse tendenze pittoriche, dalle formule suggestive che formano il gran fiume della pittura moderna, Yvan Beltrame ha trovato la sua strada costruendosi un proprio mondo d’ispirazione surrealista con intendimenti, con principi assolutamente personali. Precedentemente aveva aderito ad una formula di carattere astratto-geometrico, e di questo fecondo e attivo periodo egli ha lasciato tracce indelebili e opere di particolare rilievo con le quali ha riscosso in Italia e all’estero consensi rimarchevoli di pubblico e di critica.
Poi è venuta la ventata di poesia surrealista per la quale ha preparato un terreno propizio e su misura con un mondo appositamente da lui costruito e da lui interpretato nel prepotente bisogno in obbedienza alla sua nutrita e feconda fantasia.
Il continuo bisogno di appartarsi, di isolarsi in uno stretto confine della città e in una stretta cerchia di pochi amici pittori, il desiderio di rimanere raccolto nelle sue riflessioni, e nei suoi pensieri, in costante presenza delle sue fantasiose visioni è maturato il mondo surrealista di Yvan Beltrame.
Egli sogna, vede il suo piccolo e grande mondo poetico in tutte le sue più infinitesime sfumature poiché così egli se lo è immaginato, così se lo è costruito, giorno per giorno col colore o col carboncino attraverso cento e cento tele col servizio di una gamma ristretta di colori. Un mondo irreale proiettato su un cielo turchino fatto di pennellate via via sfumate dalle quali si intravede appena accennato l’ambiente che farà da sfondo alle sue trasparenti figure.
Poiché si tratta sempre di due figure femminili, diafane, quasi trasparenti che si muovono in primo piano con movenze tepide, languide dalle quali traspare un afflusso di speranze, di godimenti inappagati, di felicità cercata e non soddisfatta e di promesse.
Fondo e figure sono fuse in una atmosfera in cui pochi accenni di luce filtrano nella filamentosa distesa di colore.
Questo è il mondo che Yvan Beltrame si è costruito e che da anni va cesellando e raffinando con la speranza di raggiungere una perfezione, una soddisfazione che la sua esasperata solitudine va cercando e invocando. Davanti alle sue tele ultimate passa le ore più felici della sua giornata, passa le ore più belle, nella solitudine delle quattro pareti del suo studio.
E tutto parla dell’irrequietezza del suo spirito, della incontentabilità del suo ingegno insieme alla potenza del suo temperamento. Ogni sua opera conserva il suo stile inimitabile, inconfondibile; ogni sua opera è un’avventura dell’imprevisto. Gli interrogativi lo attraggono, l’intuizione è il suo senso direttivo. Ha sete di mistero. Sul cielo del suo mistero batte il vento della passione per l’arte che tutti i giorni gli rinnova l’urgenza della vita e gli colma la sua solitudine.
Nicola Dessy
Visione Cosmica (1967) - olio su tela - 41 x 50
“La Vernice”
– L’ARTE DI YVAN BELTRAME - maggio 1963
L’opera di Yvan Beltrame potrebbe essere citata ad esempio di un procedimento graduale rivolto ad identificare il linguaggio espressivo al nucleo più intenso della propria ricerca di trasfigurazione entro l’interiorità poetica, e quindi più vera, della propria visione.
Per di più si potrebbe anche rilevare come nella sua arte l’approfondimento verso il nucleo poetico e lo sviluppo espressivo siano sempre proseguiti non discosti l’uno dall’altro così che ad un certo punto c’è stato fra di loro, pur nella subordinazione del fatto espressivo a quello lirico e sollecitato, uno scambio di vicendevoli conferme.
La validità dei risultati ha potuto, passo passo, saggiare la purezza del timbro, le sue possibilità di durata e di risonanza. Così la pittura di Beltrame è riuscita, da tempo ormai, a liberarsi dalle timidezze degli inizi che la trattenevano nell’ossequio delle particolarità della forma esteriore ad inoltrarsi verso lo spazio focale della sua luce, dove confluiscono in contemplate trasfigurazioni le sue figure umane. La luce la scarnisce in un suo ritmo verticale la cui chiusura in rapporti simmetrici non ha nulla a che vedere con una fisica staticità, ma è pittorica formulazione di luminosi silenzi e nello stesso tempo il superamento della solitudine che ne potrebbe conseguire.
Non tumulti nell’arte di Yvan Beltrame, non la scompaginata e di solito futile protesta che alimenta di pretesti tanta odierna pittura. La sua stessa attenzione per le diverse ricerche del dire attuale, si arresta alla soglia dove vive la verità interiore dell’artista. Soltanto l’insegnamento delle spazialità luminose di un Guidi ha potuto trovare favorevole e controllata accoglienza nella realtà pittorica della sua opera attenta, meditata, che dà frutti di trepidanti certezze in cui il dono della bellezza, quasi timorosamente offerto si riunisce alla convinzione profondamente sentita del valore della propria scoperta verità con la quale non si può transigere nemmeno per deviazioni temporanee.
Da questa situazione di moti apparentemente diversi ne viene alla pittura di Beltrame anche quel suo accento, insieme umile ed orgoglioso, che è il sapore autentico della profonda umanità che caratterizza le voci più certe di durata.
Ugo Fasolo
Solitudine (1966) - olio su tela - 40 x 50
Arte italiana contemporanea, ed. La Ginestra, Firenze. 1963
Raccolta in una dimensione più spirituale che reale, la pittura di Yvan Beltrame è di quelle che sfuggono ad ogni classificazione di correnti e maniere.
Formalmente essa aderisce ad una figuratività dai confini disegnativi ristrutturati attraverso una alterazione intelligente ed originale dei rapporti e delle prospettive, e matericamente è < preziosa> per raffinatezza di stesura e per scelte cromatiche.
Le immagini di donne, che nel mondo di Beltrame, costituiscono un leit-motiv presente in ogni composizione, nel mentre, a volte, rappresentano il nucleo determinante dell'opera, altre abbisognano del necessario contesto del paesaggio di fondo: una Venezia magica e incantata, avvolta in atmosfere quasi surrealistiche. E' mai Beltrame finisce nel decorativo che, anzi, proprio nella strutturazione di queste sue inusitate Venezie, egli riesce a portare avanti in una attentissima ricerca, il problema dell'equilibrio tra purezza materica e trattazione formale.
Ogni soluzione più avanzata, peraltro, è resa possibile da un estro creativo ed una intelligenza di realizzazione che non conoscono remore od insabbiature, per cui ogni opera di Beltrame si pone come una nuova proposta, sollecitante un giudizio critico che serva di base per successivi raggiungimenti. E' questa umiltà, una delle doti più apprezzabili nell'artista veneto che opera in tutta solitudine, lontano dalle polemiche e dalle battaglie.
Le ragioni della presenza di Yvan Beltrame tra la pittura più viva del nostro tempo sono da ricercare, perciò, solo sulla validità dell'opera dell'artista, che nulla questi ha mai fatto per forzare il successo.
Virgilio Guidi, più di ogni altro, ha saputo dare, di Beltrame, il ritratto più vero e puntuale in queste parole dettate in occasione di una recente personale:
" E’ il Beltrame uno da pigliare e mettere nel mezzo nei non molti intimamente attivi pittori di questa città. Non grossolano non riesce ad infilarsi nei ranghi affollati, ma nessun artista vero, anche se grande, ha potuto evitare i danni della superficialità e della distrazione generale. Io ho sempre scherzato con il Beltrame più che parlare serio, ma scherzo più volentieri con quelli che stimo che con quelli che non stimo. E questo veneziano da lunga data e, forse, armeno d’antica, in qualunque modo lo pigliate, è uno.
Ognuno la veda come vuole, gli dia la misura che crede, ma conviene prima trovare la condizione dell’uomo Beltrame, anche la sua esasperata gentilezza. E’ stato veramente spinto ad esporre queste sue opere, contro la sua malavoglia, per timidezza, timoroso di sé, intimidito dagli arruffi esterni. Che devo dire della sua pittura? Qualunque discorso criticamente severo o semplicemente vero potrebbe diminuire il significato di quello che ho detto, cioè che il Beltrame è uno”. (Guidi)
Toni Toniato
Passeggiata con mare sullo sfondo (1960) – olio su tela- 71 x 100
In questo rettangolo di tela dipinta c’è l’essenziale, per indicare:
il cielo: chiaro, profondo senza nuvole;
il mare: piatto, denso e senza un’onda;
la terra: opaca, verde e bruna.
La forma umana è ridotta a sagome neutre che assorbono, nel bianco che le identifica, soltanto dei leggeri riflessi, i filamenti dei colori che le circondano. Dov’è la prospettiva? E come si manifesta il tempo in questo racconto? Ma c’è una storia?
L’assoluto silenzio e l’incomunicabilità di queste sagome bianche possono ricordare le prospettive metafisiche assurde, silenziose e vuote. Ma non è così, perché De Chirico voleva dimostrare l’irrealtà dello spazio geometrico, Yvan accetta a priori questo principio e costruisce lo spazio con i ricordi. Per questo motivo non c’è bisogno di luce riflessa e non c’è n’è più nemmeno dentro al colore disteso a larghe, fluide, piatte ed essenziali pennellate: quel tanto che basta a fermare un pensiero. L’emozione, nel far riemergere i fatti vissuti elimina ogni particolare e rende ogni cosa distante: come dei suoni in sordina di una melodia lontana.
Serenella Minto
Nella foresta incantata (1960/70) – olio su tela - 49 x 65
L’impianto tonale anche in quest’opera è il risultato di riflessioni sulla tradizione pittorica veneziana dove il colore, già nel Rinascimento, viene posto direttamente sul supporto senza disegno preparatorio. Così Yvan dipinge seguendo l’ispirazione, e con grande concentrazione riesce a trovare il giusto equilibrio tra forma, colore e struttura.
Pochi i colori usati: giallo, blu e verde, colori freddi che contribuiscono a creare l’atmosfera fresca e ombrosa di questa radura incantata.
La carica espressionista di questa tela è fortissima anche nell’uso del colore, e dell’Espressionismo ha tutte le premesse. Per esempio a livello tecnico dove la lunga pratica nell’uso dell’incisione e della grafica e soprattutto della xilografia porta ad effetti pittorici molto efficaci dal punto di vista comunicativo. E questo per merito di un procedimento manuale, come quello dell’incisione, in cui l’artista deve saper scegliere le linee più indicate a rappresentare, o meglio a comunicare ciò che vuole dire. E’ un modo di parlare il linguaggio dell’arte che si potrebbe definire schietto e diretto, quasi popolare, perché implica un lavoro oltre che intellettuale tecnico e manuale, da artigiano.
Serenella Minto